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Ritratto dell'atto di accusa come pornografia giudiziaria

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Silivri, 19/06/2017
In un suo romanzo, John Fowles dice che tutti i giudici del mondo vengono giudicati in base alle loro decisioni. Ed è vero.
Tutti i giudici vengono giudicati in base alle loro decisioni. Anche lei verrà giudicato in base alle sue.
Pensi a come vorrà essere giudicato, a quale tipo di verdetto si augurerebbe di ricevere, a come vorrà essere ricordato, e poi giudichi di conseguenza.
Perché è lei che verrà giudicato.
Grazie per il suo tempo e la sua pazienza.

(Ahmet Altan)

62 pages, ebook

First published January 1, 2017

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About the author

Ahmet Altan

32 books200 followers
He was born 1950 in Ankara, Turkey to the notable journalist and writer Çetin Altan as the first of two sons. His brother Mehmet Altan is also a journalist, writer and university professor of economy politics.
A working journalist for more than twenty years, he has served in all stages of the profession, from being a night shift reporter to editor in chief in various newspapers.
In addition to having written columns in several Turkish newspapers, including Hürriyet, Milliyet and Radikal, Altan has produced news programming for television. He worked as the editor in chief and lead columnist of Taraf, a daily Turkish newspaper, until he resigned from his post in 2012.
He was fired from Milliyet after writing a column on 17 April 1995 titled "Atakurd", which presented an alternate history of Turkey.
In September 2008 when Altan published an article titled "Oh, My Brother" dedicated to the victims of the Armenian Genocide, he was charged under Article 301 of the Turkish Penal Code for "denigrating Turkishness". The judicial claim was initiated by the far-right "Great Union Party."
During Turkey's media purge after the failed July 2016 coup d'état on September 23, 2016, Altan, was arrested. On 16 February 2018, along with his brother Mehmet and four others he was sentenced to life imprisonment with the condition that they be locked up for 23 hours each and every day.

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Profile Image for Orsodimondo.
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February 19, 2018
NEPPURE IL SILENZIO È PIÙ TUO
Alcuni governi, che sono regimi, si mettono l’abito della democrazia, che però va loro stretto, assai stretto: si scuce subito, cede, mostra presto la fibra di cui è fatto davvero.
Si mettono la maschera della democrazia, ma si riconosce comunque il volto: è dittatura (anche se per via elettorale), è violenza, è totalitarismo. È repressione, morte dei diritti umani, fine della libertà di parola ma anche di pensiero, fine della libertà tout court.

description
Protesta a Piazza Taksim, Istanbul, nel giugno del 2013.

Ahmet Altan è in carcere da più di un anno, arrestato dopo il fallito colpo di stato del luglio 2016. Rischia tre ergastoli. In una delle ultime udienze, i suoi legali sono stati allontanati.
La Turchia vuole far parte dell’Europa, e intanto processa le idee, condanna il pensiero, sovverte la legge, stupra la legge.

description
Repressione della protesta a Piazza Taksim, Istanbul, nel giugno del 2013.

Venerdì 16 febbraio Altan è stato condannato all’ergastolo, insieme al fratello Mehmet (economista) e altri quattro giornalisti, tra cui una donna Nazil Ilicak (73 anni). Altan e altri due sono stati accusati d’aver lanciato “messaggi subliminali” durante una trasmissione televisiva la sera del 15 luglio 2015 per spingere subliminalmente gli spettatori a partecipare al tentato putsch del giorno dopo. E mi pare che la pornografia giudiziaria così si rafforzi vieppiù. Oppure, qualcuno sta cercando di mettere in scena un romanzo kafkiano.
Lo stesso giorno è stato rilasciato (su cauzione) il corrispondente dalla Turchia del quotidiano tedesco Die Welt, Deniz Yucel: ha comunque passato 368 giorni in prigione, senza sapere perché.
Ahmet Altan è considerato uno dei tre maggiori scrittori turchi, insieme al premio Nobel Orhan Pamuk e Murathan Mungan.

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Un manifestante si difende come può.

Neppure il silenzio è più tuo è il titolo di un altro libro, scritto da Asli Erdoğan, contiene riflessioni sulla violenta repressione successiva al tentato colpo di stato del luglio 2016.

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”Midnight Express-Fuga di Mezzanotte” è il film di Alan Parker.
Profile Image for piperitapitta.
950 reviews333 followers
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February 19, 2018
Lettera al mio giudice

Non ha bisogno di stelle questo agile (ma pesante come il piombo e complesso come una ragnatela) pamphlet di Ahmet Altan, perché l'unica stella che conti davvero è quella vicino alla falce di luna nella bandiera turca; oppure le millemila che splendono in cielo tutte le notti, incluse quelle in cui Altan, suo fratello Mehmet e gli altri giornalisti e intellettuali arrestati dal regime dittatoriale di Erdoğan sono costretti a trascorrere in cella con l'accusa inesistente di un golpe cui avrebbero partecipato solo in virtù dell'aver esercitato la libertà di esprimere la propria opinione, di stampa e individuale, messi in carcere con il solo obiettivo di terrorizzare e intimidire l'intera società, per mezzo della violenza illegale e assurda, scrive Altan, esercitata contro di noi e quelli come noi.
La sua è una arringa di difesa lucidissima e, al tempo stesso, un atto di accusa potentissimo, chiaro come il sole, per contrasto, nei confronti di quello che è il vero mandante del suo arresto, a tratti persino rivelatoria di una insospettabile (vista la situazione) ironia, che trova il suo bersaglio ideale nel pubblico ministero - Questo pubblico ministero dalla mente irrimediabilmente confusa mi suscita sentimenti di compassione e solidarietà - che è colpevole non solo di istruire un processo fondato sul nulla, ma anche incapace di esprimersi molto bene nella propria lingua madre.
Non semplicissimo da seguire per noi italiani ed europei, che della Turchia riusciamo a vedere solo la punta della luna di metallo delle moschee orientata verso di noi, e non troppo addentro ai misfatti della politica interna turca (ma Google e Wikipedia sono grandi alleati), ma inoppugnabile nella sua logica, sempre più chiaro verso la fine, quando una volta delineati i fatti ci si appella alla coerenza e alla legge.

Ahmet Altan, in carcere dal settembre 2016, con l'accusa di golpe (il riferimento è ai fatti del 15 luglio 2015, e agli eventi che partono sin dall'occupazione del Gezi Park, quando furono arrestati giornalisti, scrittori, insegnanti e intellettuali in tutto il Paese) è stato condannato due giorni fa, insieme al fratello e ad altri quattro giornalisti, all'ergastolo.
A uscirne sconfitta, scrive Altan, è non solo la Giustizia, che di fatto è vilipesa giorno dopo giorno dall'assurdità dei processi istruiti dal regime, ma anche lo stato di diritto che negato nega a sua volta alla Turchia il diritto di essere Stato libero e di esistere.

Cosa resta, allora, mi chiedevo, in cosa si può continuare o iniziare a sperare? Come si può essere fiduciosi e aperti nel guardare al futuro?
Ma i tempi cambiano, cambiano sempre, scrive e mi risponde Altan, e i regimi oppressivi sono come i fiammiferi. Bruciano tutto fino a ridurlo in cenere ma nel contempo prendono fuoco e si consumano.
Perché esistono legami importanti tra l'economia e lo stato di diritto.
Se si aumenta l'operazione e si strangola lo stato di diritto il paese perde credibilità. Nelle nazioni prove di credibilità e in cui non vige lo stato di diritto gli investimenti interni e stranieri si interrompono. L'economia comincia ad arretrare. L'inflazione e la disoccupazione vanno fuori controllo.
La gente non riesce a mettere nel piatto un po' di carne per i propri figli, a comprar loro una banana.
Gli sguardi silenziosi e carichi di desiderio dei bambini verso i ristoranti, le pasticcerie, i fruttivendoli fanno soffrire i genitori e li riempiono di vergogna. Alla fine non riescono più a sopportare gli occhi affamati dei loro figli e votano contro i politici che hanno provocato questa situazione.
È esattamente ciò che sta succedendo nel nostro paese.


Ed è bello, liberatorio (nonostante l'inizio della fine non abbia ancora avuto luogo) leggere le parole di ottimismo di Altan, credere nella sua certezza quando afferma che stiamo assistendo all'ultimo atto di un pessimo dramma. Abbiamo pagato un prezzo pesante ma è comunque bello sapere che presto sarà finita.
Sì, è bello credere che le cose andranno come dice lui, credere che presto sarà finita, anche se il solo immaginare lui e gli altri condannati rinchiusi in un carcere in cui, a causa delle misure restrittive della condanna, godono di una sola ora di "non isolamento" al giorno, provoca indignazione, rabbia, impotenza, dolore.

Atto d'accusa di pornografia giudiziaria è uscito allegato al quotidiano La Repubblica qualche tempo fa, ora è disponibile solo in eBook.

Dato che abbiamo già risposto all'accusa insensata "che noi conoscessimo gli uomini accusati di conoscere gli uomini accusati di essere a capo del colpo di stato" e alle distorsioni su Balyoz, restano solo tre miei articoli e un discorso sul canale televisivo Can-Erzincan.
Ora immaginate un pubblico ministero che legge tre articoli, guarda un'unica apparizione televisiva e individua gli estremi del crimine di golpismo e di una condanna all'ergastolo. Immaginatelo ignorare i princìpi universali del diritto, in base ai quali non si possono criminalizzare le parole e gli scritti.


Qui la raccolta firme lanciata su Chance.org da Antonella Napoli, coordinatrice in Italia della campagna Free Turkey Media, per chiedere la liberazione di Ahmet Altan, del fratello Mehmet Altan, e dei giornalisti Nazli Ilicak, Fevzi Yazici, Yakup Simsek e Sukru Tugrul Ozsengul condannati con l'accusa di aver tentato di rovesciare l'ordine costituzionale.
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