Iaia Guardo's Blog, page 58
February 21, 2019
La pastella magica di Mio cugino Vincenzo
Nella remota e sfortunata ipotesi che tu non avessi mai visto Mio cugino Vincenzo sappi che hai commesso un errore madornale, che a mio parere dovrebbe essere punito legalmente. Mi sono schiaffeggiata quando ho visto di non aver inserito, a buon diritto perché Marisa Tomei ha vinto l’Oscar come Miglior Attrice, questo meraviglioso cult nella Rubrica a Cena con Oscar. Come ho potuto? Non me ne capacito. E mentre incredula mi colpevolizzo cerco di ticchettare, sperando un giorno di poter espiare questa imperdonabile colpa. Qualora avessi Sky sappi che alla voce Cinema-Oscar lo trovi (ma puoi noleggiarlo su Apple tv, comprarlo su Amazon, chiedermi la videocassetta perché orgogliosamente ce l’ho. E pure in dvd e blu-ray. Non scherzo su Mio cugino Vincenzo!). Proprio in questi giorni l’ho rivisto. Succede sempre con determinati film. Come quando lo danno in prima serata e tu lo hai visto trenta volte ma vuoi star ancora lì a guardarlo.
Vinny “Mi sono messo in questa ridicola tenuta PELLEI!”. Ecco. A questa battuta rido sempre. Ma rido di gusto, e capita raramente. In realtà è un’iniezione di allegria, tutta la visione. Mentre viaggiano in Alabama (dai, ti dico un po’ la trama?) Billy e Stanley vengono ingiustamente accusati di un efferato omicidio in un paesino sperduto con leggi rigidissime. Parte come una commedia degli equivoci fino a diventare assurdamente brillante. Il cugino di Billy, Vincenzo appunto, neolaureato in legge (e non proprio di primo pelo), lo aiuterà durante l’impervio cammino con degli outfit incredibili, stivali da cowboy e fidanzata (Marisa Tomei) con capello cotonato, abito succinto e occhialone d’ordinanza. Il processo è a dir poco esilarante. Il giudice è un personaggio sublime che al solo pensarci già ridacchio convulsamente. Una commedia -come quelle di una volta (modalità vecchia rimbambita accesa)- che vedi e rivedi senza mai stancarti. Un indiscusso cult con un epilogo geniale.
La Ricetta?
La pastella magica!
Purtroppo non posso e voglio dirti il perché. Semplice! Se non lo sai non lo hai visto. E se non lo hai visto non ti fornirò ulteriori elementi. Devi sapere il perché della pastella magica, indiscussa protagonista del processo. Ne ho scelta una che ricorda moltissimo i crumpets ma non li ho cotti come fossero appunto queste deliziose frittelle -nel coppapasta per intenderci- ma come si fa con i pancake. Il risultato è una frittella farinosa ma gustosa da arricchire con sciroppo d’acero o frutta; che sia disidratata o fresca poco importa.
L’accento siculo di Vinny (doppiato da Leo Gullotta) è esasperato e il suo modo spontaneo -per non definirlo anomalo- è nettamente contrapposto alla rigidità del giudice; ma sono proprio questi due protagonisti che rendono unica la pellicola. Senza contare la bravura di Marisa Tomei, che per quanto mi riguarda verrà sempre ricordata nella sua meravigliosa deposizione.
Ingredienti
260 grammi di farina
1/4 di cucchiaino di zucchero semolato
1/2 cucchiaino di lievito in polvere
1 cucchiaino di lievito di birra disidratato
1 cucchiaino di sale
310 ml di acqua tiepida
1/4 di cucchiaino di bicarbonato di sodio
125 ml di latte intero tiepido
In un recipiente mescola farina, zucchero, lievito e sale. Aggiungi l’acqua e mescola per due minuti. Copri e lascia riposare a temperatura ambiente per un’ora. Stempera il bicarbonato nel latte e incorpora delicatamente nell’impasto. Imburra il coppapasta e la padella. Fai riscaldare la padella e a fuoco medio versa circa 50-60 ml di impasto all’interno del coppapasta (o dei coppapasta dipende da quanti ne adoperi. Io li ho fatti uno a uno per non far “sballare” troppo la temperatura). Cuoci per 4-5 minuti, poi con la spatolina gira e termina la cottura.
February 19, 2019
Ciambella degli Angeli
Romeo “Le tue labbra benedette, immacolate e pure”.
Giulietta “Allora le mie labbra hanno preso il tuo peccato”
Romeo “Oh perdonami Angelo mio, me lo riprendo subito”.
E la ribacia.
Romeo e Giulietta vince come miglior fotografia nel 1969 e migliori costumi grazie a Danilo Donati. Candidato a miglior film e anche a miglior regista. Diretto da Franco Zeffirelli, senza neanche bisogno di dirlo è la trasposizione cinematografica della storia d’amore di tutti i tempi sempre e per sempre. Quella a cui tutti si sono ispirati e simbolo dell’amore più innocente, puro e travolgente. Olivia Hussey è la Giulietta per antonomasia, quella che destò scalpore per la censura italiana a causa della scena proibita dove compare timidamente un seno, ma anche quella indimenticata per i suoi lineamenti eterei, dolci e angelici, appunto. Un film che non smetti mai di rivedere e che ogni volta ti lascia emozioni sempre diverse capitanate tutte da un’incredibile commozione che non può -nè deve- trattenersi. Nelle stagioni della mia vita avrò visto Romeo e Giulietta decine di volte e il finale pur essendo sempre lo stesso è capace di infondermi un’infinita tristezza e riesce a svuotarmi. È come se sperassi, riscoprendo un’inguaribile romantica, che accada un colpo di scena all’improvviso.
Non c’è molto cibo in questa storica pellicola. Un po’ di frutta e verdura al mercato e qualche frutto glassato nelle feste. Non ci sono grandi banchetti come si potrebbe credere. E se dapprima avevo pensato a qualcosa di salato a base di peperoni perché compaiono più volte, magari con una preparazione del tempo, alla fine ho optato per questa meraviglia.
Ho deciso di fare una Ciambella degli Angeli perché Romeo non smette di chiamarla “Mio Angelo”. Questa preparazione è sofficissima e angelica proprio come Giulietta.

La Ricetta
(La Ricetta è di Csaba Dalla Zorza e tra tutte quelle provate è sicuramente la migliore)
6 uova intere
160 grammi di zucchero (anche a velo)
100 grammi di farina
60 grammi di fecola di patate
75 grammi di burro fuso
farina e burro per stampo
zucchero a velo per decorare
Accendi al forno a 180. Metti lo stampo imburrato e infarinato in frigorifero. Setaccia farina e fecola e metti in una ciotola. In un altro contenitore lavora le uova con lo zucchero e monta tutto a nastro usando un frullino elettrico sino a che otterrai un composto chiaro e ben spumoso gonfio d’aria. Aggiungi a questo punto la farina e la fecola procedendo molto delicatamente e poco alla volta per non creare grumi. Quando la farina è completamente incorporata aggiungi il burro fuso versandolo a filo (deve essersi raffreddato) e mescola senza sgonfiare il composto. Quindi molto delicatamente. Versa il composto in uno stampo ricamato e inforna per 20-25 minuti fino a quando il dolce sarà dorato. Estrai la torta dal forno e rovesciala su una griglia per farla raffreddare. Lascia riposare così per 30 minuti e poi spolvera con lo zucchero a velo.
A CENA CON OSCAR. LE RICETTE E GLI ARTICOLI
Ernest e Celestine (Marshmallow e Cioccolato)
Star Wars (Pasta yoda al sentore di liquirizia con tofu, verdure e matcha)
La grande bellezza (Il riso riscaldato del giorno dopo)
Hugo Cabret (La zuppa di Cipolle)
L’Esorcista (Colazione americana)
Mary and Max (Fudge al cioccolato e pistacchio)
The Aviator (New York Cut Steak, 12 peas and bottle of milk)
The Shining (Patatine per Danny alla stanza 237)
Rain Man (Pancake)
Gosford Park (la marmellata d’arance)
Rosemary’s Mary (La moscia al cioccolato di Minnie)
Il segreto di Kells (Zuppa di piselli)
Frankenstein Junior (Tortino di Mele)
Spaghetti alla Puttanesca (Tootsie)
Ragazze interrotte (Pollo allo spiedo)
Il Signore degli Anelli (La torta di mele)
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Flashdance? Latte e biscotti
Flashdance ha vinto l’Oscar come miglior canzone del 1983. What a feeling, per l’esattezza. Quella che quando parte ci ritroviamo tutti in punta a saltellare come matti sperando di essere minimamente capaci come l’incredibile Jennifer Beals, Alex, che proprio con questa pellicola si fa conoscere al grande pubblico. La verità è che -almeno io perché non voglio mettere in dubbio le tue capacità- al sesto ticchettio sul pavimento ho già l’alluce fratturato, il medio lesionato e l’indice se tutto va bene è saltato. Alexandra, appena diciottenne, si mantiene da sola ballando in baby doll rosso -ma sempre con stile e innata eleganza- al Mawby’s bar insieme alle sue amiche, salda e costruisce come un muratore e non contenta cerca di sfondare per realizzare il suo più grande sogno: ballare. Autodidatta e sorprendente nel ballo, Alex ci mostra uno spaccato di realtà degli anni ottanta, che per mio gusto è in assoluto il periodo (insieme agli anni 70) che più mi esalta.
Esalta è l’aggettivo giusto. Perché mettimi tre tutine attillate fucsia, due fasce nei capelli, un po’ di glitter e femmine con il capello gellato punk cortissimo e io vado fuori di testa come in Staying Alive; se mi segui da un po’ conosci bene questa mia perversione per le pellicole di quegli anni. Le colonne sonore sono così coinvolgenti che stare sul divano diventa una tortura. E infatti mi ritrovo in piedi a spaccarmi alluci, ballare e cantare senza una ragione. E ti assicuro che io con il ballo, il canto e queste reazioni ho ben poco a che fare in linea generale. MA COME SI FA?
C’è pure Cynthia Rhodes che posso annoverare tra le mie attrici preferite. Vogliamo forse dimenticarci del duetto con Travolta in Staying Alive o del suo cameo in Dirty Dancing? L’amica di Patrick Swayze sedotta e abbandonata dal cameriere ******* (sì, finisce per onzo, ci siamo capiti) che viene poi aiutata dal padre di Baby.
Ci sono tutti gli ingredienti per passare del tempo piacevole con Alex. La storia d’amore, il cattivo scemo di turno, l’amico un po’ sfigato ma forte e coraggioso, l’uomo che tutte le ragazzine sognano. Anche se è il capo, sì. Davanti la scritta Mawby’s Bar si sogna.
“Non è una buona idea uscire con il padrone”.
“Bene. Sei licenziata. Ci vediamo domani alle otto”.
Ho sempre sognato di dire una cosa del genere. Non che abbia mai desiderato uscire con uno dei miei dipendenti però, ecco, sono gran belle opportunità nella remota ipotesi si presentassero nella realtà (dimmi di sì, ti prego. Potrei rimanerci molto male).
Insomma questo film musicale cult e famoso in ogni parte del globo è un’iniezione di positività per credere sempre nei sogni. E non ne abbiamo mai abbastanza. Il bisogno è incessante.
Ho scelto latte e biscotti perché una delle mie scene preferite è proprio quando Nick, il capo, invita per l’ennesima volta Alex.
“No, grazie. Oggi non pranzo”.
E Alex
“niente pranzo. niente cena. che ne dici di uno spuntino? latte e biscotti va bene?”, borbottandolo tra sé e sé mentre lei è già montata sulla bicicletta lasciandolo lì.
Ci sono pizze, sandwich con il tacchino e aragosta, mangiata rigorosamente con le mani. Ci sono hamburger di tutti i tipi con doppio formaggio e cibo tipicamente americano ma quella battuta di “latte e biscotti” è rimasta impressa nel mio cuore, già.
(Anche tu piangi nella scena finale? Quella del cane infiocchettato, mazzo di fiori e salto? Io comincio un po’ prima quando si attorciglia come una meravigliosa dannata e tutta la commissione parte con il piede ballerino, ma questa è un’altra tragica storia).
Latte e biscotti di stelle che sono desideri
Biscotti di mandorle
150 grammi di farina integrale
90 grammi di mandorle spellate
100 grammi di burro freddo
70 grammi di zucchero di canna integale
un uovo
cannella o zenzero
e il pizzico di sale
Lavora tutto insieme in un mixer. Ottenuto l’impasto avvolgi in pellicola e lascia in frigorifero per almeno trenta minuti. Trascorso il tempo stendi su un piano infarinato e ricava le stelle o la forma che vuoi. Metti su carta da forno e cuoci a 180 per 15 minuti circa.
Io ho esagerato e li ho fatti volutamente molto alti, ma non occorre. Però, ecco, dare molto spessore ai sogni era un’idea che mi piaceva particolarmente.
A CENA CON OSCAR. LE RICETTE E GLI ARTICOLI
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February 18, 2019
Eclair e Macaron con Marie Antoniette
Migliori costumi a Milena Canonero nel 2007, come premio Oscar.
Mai mi è piaciuta così tanto Kirsten Dunst. Una Marie Antoniette perfetta sotto le note di I want Candy dei Bow Wow Wow in cui si esibiscono gli eccessi in pasticceria francese multicolor alternata a scarpe coloratissime di velluto, piume e merletti preziosi. La colonna sonora, che va dal pop anni ottanta all’elettronica contemporanea con sprazzi di classica, è l’indiscussa protagonista di questa pellicola che lascia il segno per gli appassionati dei film in costume (con un quid particolarissimo) e per i nostalgici -come me- dell’amata e mai dimenticata Lady Oscar. Sì perché sarà banale ma questa parte storica è straconosciuta a menadito dalle bambine nate negli anni ottanta come me. Il conte di Fersen non è solo a capo della Guardia Svedese e così anche la storia della Du Barry e la Contessa di Polignac. Non sono nomi senza una storia precisa per chi -sottolineo, come me, ancora una volta- la videocassetta di Lady Oscar l’ha consumata con il rewind -ancora e ancora- nel videoregistratore. Soprattutto l’inizio del film pare proprio tratto dalla storyboard dell’animazione nipponica. Per filo e per segno. La vestizione francese, il viaggio e l’ingresso nella corte pomposa e piena di frivolezze dove la piccola Marie Antoniette, appena quattordicenne, viene ingabbiata proprio come i suoi capelli: dapprima lisci, naturali e spontanei sino ad arrivare a vere e proprie gabbie con uccellini, fiocchetti, piume e fiori.
La Coppola trasforma Marie Antoniette in un’icona pop a tutti gli effetti. Un po’ la Lady Gaga della situazione in una sorta di (im)possibile documentario girato all’epoca. Primi piani di lei struccata e bambina che si alternano a parigine sexy coloratissime da sfoggiare nelle notti più audaci tra maschere e incontri clandestini. La rigidità della corte francese che si dilegua tra primi piani di sensuali morsi a pasticcini ricchi di panna e frutta fresca. Fiumi di champagne tra fiche (gettoni che vengono usati nei giochi in sostituzione del denaro), macaron imbottiti di ogni bontà, eclair e bignè. Piramidi di biscotti, gelatine e tavole sontuosissime con fagiani interamente ricoperti da verdure come opere d’arte e ancora piatti d’argento, vassoi, zuppe e cacciagione di ogni tipo serviti con creme e panne colorate. Il racconto di un’adolescente timida e insicura che per via dell’opulenza, dei riti e dello smisurato lusso si perde senza mai trovarsi, per essere ricordata come l’insensibile animo di “Se non hanno pane, mangino le brioche”. La Coppola sottolinea come questa frase non fosse mai uscita dalla bocca di Marie Antoniette ma erano ormai così tante le maldicenze su quella che veniva riconosciuta essere una Regina dall’animo insensibile che non era difficile credervi. Mi è piaciuta moltissimo la scena finale quando al culmine della drammaticità Marie Antoniette si inchina al popolo mostrando “l’austriaca” di un tempo e la maturità ormai di donna che non può scappare davanti ai suoi errori. E mi è piaciuto altresì il fatto di non essere andati nel dettaglio con la scena della ghigliottina. Rimane quell’immagine nostalgica di un addio al viale dei tigli abbracciata ai suoi figli in un viaggio che finisce e comincia al di là delle nuvole.
Le scene di cibo sono davvero tante e soprattutto protagoniste. Marie Antoniette è finita più volte in classifica in articoli come “le dieci scene di cibi nei film di tutti i tempi” e cose così. Marie Antoniette che afferra solo una fragolina davanti a un tripudio di torte su meravigliose alzate come quasi a dare uno schiaffo alla povertà in questa metafora visiva è il riassunto perfetto. Ho scelto gli eclair e i macaron perché assolutamente rappresentativi. E la panna perché abbonda in ogni scena, esagerata, sontuosa e sensuale come solo la panna sa essere.

Eclair
Gli Eclair si preparano con la pasta choux, ovvero quella dei bignè. Significa “lampo” perché si mangia in un lampo, appunto. Tanto è buono. Non ha una forma tonda come i bignè bensì allungata ed è letteralmente imbottito con creme, ganache e nella versione più classica -come mostro nel video che ti lascio in fondo al post che parla del tea time- con semplicissima panna fresca montata al momento.
Per la preparazione della pasta choux mi sono dedicata alla sempiterna ricetta del Bimby, che un po’ come con il purè non sbaglio mai. Il procedimento dei bignè e degli eclair è sorprendentemente semplice. E se non hai il bimby e procedi con il pentolino occorrerà semplicemente essere molto celere e prestare attenzione soprattutto nella fase iniziale. Non preoccuparti però perché verranno benissimo. Ottimismo, sempre!
Ingredienti: 250 grammi d’acqua, 100 grammi di burro, un pizzico di sale, 150 grammi di farina e 4 uova.
Per preparare la pasta choux devi versare l’acqua in un pentolino e unire i pezzetti di burro. Portare a ebollizione e una volta raggiunta versa in un sol colpo la farina a pioggia senza fermarti (setacciata, la farina). Non avere paura dei grumi e mescola rapidamente. Cuoci a fuoco basso il roux fino a che non si sarà creata una patina bianca sul fondo e occorreranno (dipende dalla qualità del pentolino) da due a tre minuti. Togli dal fuoco e versa in una ciotola. Con la spatola allarga nelle pareti in modo che tutto si freddi in modo omogeneo. Una volta tiepido il composto, aggiungi le uova una per volta sempre girando per bene. Metti l’uovo successivo solo quando il precedente è già stato ben amalgamato. Una volta ottenuto il composto appiccicoso e molto consistente versa nella sac a poche e fai delle piccole linee. La forma degli eclair, sì. Che poi andranno tagliati e imbottiti di qualsiasi cosa tu abbia voglia.
Devi stendere distanziando perché crescono (ma in altezza, quindi non troppo) e cuocere a 220 per 15 minuti e poi abbassare (senza mai aprire) a 190 cuocendo altri 10-12 minuti. Dipende dalla grandezza ma te ne renderai conto. Lascia raffreddare e decidi come imbottirli e glassarli. Si possono imbottire di creme e glassare con diversi colori o lasciare così semplici e molto gustosi con panna freschissima montata al momento, magari aromatizzandola un po’ alla vaniglia. Un tocco di classe semplice ed efficace.
Per quanto riguarda la ricetta dei Macaron che abbiamo fatto e rifatto centinaia di volte, ti lascio il video sul mio Canale Youtube. Qualora volessi iscriverti ti ricordo che mi trovi come Maghetta.
A CENA CON OSCAR. LE RICETTE E GLI ARTICOLI
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Il Signore degli Anelli (La torta di mele)
I Macaron
(Il video è di cinque anni fa e dovrei rifarne un altro. Ho una voce funerea, mamma mia!)
In Archivio trovi tantissimi post dedicati ai Macaron e il campo “cerca”, nel caso, ti aspetta. Per qualsiasi chiarimento poi, rimango a tua completa disposizione e quindi scrivimi senza problemi anche nei commenti o su Instagram.
La Torta di Mele per Gandalf
Parecchi anni fa ho cominciato questa Rubrichetta che poi nel tempo si è rivelata molto importante per me. A cena con Oscar racchiude ticchettii pieni di sentimento nei confronti delle visioni che più mi hanno colpito e che, a ragion veduta, sono stati candidati nella notte più importante di Hollywood e del panorama cinematografico mondiale. A ogni visione ho abbinato una ricetta, il più delle volte una preparazione che compariva nel film mentre altre volte qualcosa che potesse rievocarne un ricordo. Un sapore. Come nel caso della pasta di Yoda che si nutriva di sole radici e per questo ho cotto della pasta con il sentore di liquirizia.
Da tre-quattro anni, non ricordo, purtroppo non ho avuto il tempo -ma la voglia sempre- di continuare a rimpinguare questo piccolo contenitore di ricordi, visioni e meraviglie. È giunta l’ora di riaprire questo piccolo baule e continuare a metterci dentro dei sapori.
A Cena con Oscar. Le ricette e gli articoli
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La torta di mele del Signore degli Anelli
Il capolavoro di Tolkien ha cambiato, trasformato e ispirato inevitabilmente il modo di percepire il fantasy; anche se non si può racchiudere esclusivamente in questo ampio genere. Non sono un’appassionata di questa categoria visiva ma il Signore degli Anelli ha un posto speciale nella mia testa e nel mio cuore. I libri mi ricordano un’estate molto calda, un’amaca troppo piccola e onde blu infrangersi a pochi passi da me. Mi ricorda il suono delle cicale, le limonate ghiacciate, papà con la maschera in mano e mamma con un vassoio di anelli di calamari fritti con tante fette di limone. Ricordo la mia smania di comprare già subito il terzo volume, non disponibile in libreria, quando ancora dovevo finire il primo. Mi accadde quello che solo con la Storia Infinita. La necessità di non dormire e sapere se Frodo prima o poi sarebbe arrivato sul Monte Fato. In cuor mio sapevo -o perlomeno speravo- che ce l’avrebbe fatta ma ho sempre avuto una visione catastrofica delle cose e non smettevo di pensare che la sventura, la morte e l’imprevisto fossero dietro l’angolo. Devo a Tolkien quell’odore di calamaro fritto che riesco a sentire ancora adesso. Papà con la maschera e le onde che si infrangono. Gli devo una delle avventure più belle della mia vita che poi portata su pellicola non mi ha deluso.
Sono quasi sempre una grande criticona quando guardo i film dopo i libri ma, diciamo così, quella volta me lo sono fatta bastare. Al cinema ero infuriata perché non potevo chiedere di vedere la terza pellicola prima della prima come era accaduto con i libri, ma con forza stoica ho resistito e ogni anno mi sono ritrovata in fila. Per poi rivederlo tutto d’un fiato quando il cofanetto è arrivato tra le mie mani.
Il pane elfico, il Lembas, era di sicuro la prima ricetta da fare. Il pan di via, quello che Legolas sosteneva saziasse al primo morso un uomo adulto. In rete ci sono diverse ricette del pan di via. Di queste deliziose focaccine da avvolgere in un fazzoletto o nelle foglie e portar via. Tolkien anche lato cibo era stato molto esaustivo e descrittivo. Li descriveva come estremamente sottili di una farina infornata e bruni all’esterno.
Ho deciso quindi di fare una torta di mele, però. Perché ho sempre amato smisuratamente Gandalf ed era a lui che volevo rendere omaggio. Bilbo Baggings, zio di Frodo, proprio all’inizio quando tutti sono indaffarati nei preparativi del suo compleanno, all’arrivo di Gandalf che avrebbe allietato il delizioso paesino degli Hobbit con strabilianti fuochi d’artificio offre proprio del pollo e un’ottima torta di mele. Dovendo scegliere tra le tante decine di torte di mele che in questi anni mi hanno catturato, ho scelto la più semplice. Quella infallibile che non sbagli mai. Quella che non devi guardare le ricette, i grammi e le temperature. Diciamo quella che ti fa sentire un po’ nonna nell’accezione più bella. Perché sei in grado di sentire gli ingredienti e li lavori anche semplicemente con un cucchiaio di legno e un grande recipiente. Altissima e soffice dove affondare e nutriente tanto da poterti sfamare. Anche durante la notte quando non riesci a smettere di leggere un libro e muovi la torcia sulle pagine per divorarlo.
La Ricetta
La faccio davvero a occhio ma orientativamente sono tre bicchieri di farina, due bicchieri di zucchero e mezzo bicchiere di olio di semi di girasole. Poi ancora un bicchiere di yogurt naturale bianco non zuccherato (ma anche del formaggio spalmabile fresco) e 16 grammi di lievito (che è una bustina). Della vaniglia o della cannella e poi 3 mele che stiamo intorno ai 500 grammi. Mele sbucciate e private del torsolo con quell’aggeggino fatto apposta in modo che quando tagli le fette rimangono delle lune con un buco intorno. E poi se le poggi nell’impasto, che hai lavorato tutto insieme, formano dei piccoli fiorellini pressandolo un po’ in superficie. Cuoci a 180 già caldo per 40 minuti. Infili lo stecchino per essere sicuri e se vien fuori asciutto la torta di mele per Gandalf è fatta. Puoi metterci sopra lo zucchero a velo. Puoi inzupparla nel tè. Accompagnarla con il latte. E tutto quello che vuoi. Ma soprattutto puoi mangiarne avidamente una fetta leggendo ancora qualche pagina di quest’opera incredibilmente meravigliosa.
February 17, 2019
Le Polpette di feta e melanzane di Donna Hay
Stagioni di Donna Hay è un libro FA-VO-LOOO-SOOO ma con molte più O. Ne ho parlato qui, nel lontano 2012, quando Cecilia e Fabrizio hanno festeggiato con noi un meraviglioso e incredibile Finto Natale. Sono legatissima a questo volume, prima di tutto perché me lo hanno regalato due persone davvero speciali e poi perché grazie a questo ho scoperto una delle mie autrici foodie preferite. Riconfermatissima negli anni. Questo, se mi leggi da un po’, già lo sai. Un libro che negli anni si è dimostrato un fido amico e alleato per qualsiasi tipo di evento. Assurdo come non gli abbia dedicato un capitolo nella Libreria di Iaia ma recupererò. L’ho già sistemato qui accanto e quanto prima ne ticchetterò giusto il tempo per fartene innamorare: spero alla seconda riga o al massimo alla terza.
La fotografia curatissima e completamente diversa da tutti gli altri volumi della Hay, lo rendono unico. Niente bianco e azzurro ma molto marrone, calore e saturazione. Niente più luce accecante e toni freddi. Tutto diventa avvolgente come un abbraccio e tra alberi, fiori e volti sembra quasi di andare in quelle campagne e gustare bruschette calde di pane appena sfornato con ottimo olio degli ulivi che fanno da cornice.
Non avevo mai cucinato queste polpette con le melanzane e la feta nonostante mamma da tempo ripetesse che voleva provarle. Quando le ho fatte, e in parecchi le hanno assaggiate, me le hanno richieste. E richieste. E. Richieste, ancora. Si possono fare anche senza carne e quindi in versione vegetariana. Si possono friggere, cuocere nel forno (ma poi passare in padella perché altrimenti sono grigino spento terribile) o impanare e arrostire. Una base perfetta per diverse declinazioni.
La Ricetta
400 grammi di melanzane tagliate a pezzettini
2 cucchiai di olio d’oliva
500 grammi di carne tritata di manzo
10 grammi di prezzemolo tritato
10 grammi di menta tritata
2 spicchi d’aglio schiacciati (io non li ho messi)
un cucchiaio di scorza di limone grattugiata (abbonda perché le renderanno profumatissime)
200 grammi di feta sbriciolata per bene
sale e pepe nero macinato sul momento.
Scalda il forno a 180. Metti le melanzane con l’olio in una padella e cuoci allungando un po’ con acqua fin quando non saranno cotte. Puoi cuocerle anche al forno se vuoi o al vapore. Quando si sono freddate le melanzane metti in un recipiente tutti gli ingredienti e lavora per bene facendo il classico impasto da polpetta. Metti l’olio su una padella e comincia a cuocere le polpette da ambo i lati. Finisci la cottura, se vuoi, in forno.
Servi con dei pezzetti di limone da spremere sopra.
(è meglio mettere i pezzetti di melanzane -quando sono già state tagliate a dadini- con del sale grosso e un peso sopra. Il classico metodo per far perdere l’amaro, sì. Altrimenti le polpette potrebbero avere un retrogusto non piacevolissimo).
Per la versione vegetariana: stesso procedimento ma aumentando la dose di melanzane e aggiungendo magari due uova. Regolati tu con l’impasto. Se ti piace anche un po’ di mollica o pangrattato sarebbero perfetti.
Perfetti se serviti con un buonissimo tzatziki: 500 grammi di yogurt greco denso naturale bianco non zuccherato, un cetriolo grattugiato, 3 cucchiai di menta tritata, uno spicchio d’aglio schiacciato (facoltativo perché se hai problemi come me a digerirlo è meglio evitare) e mezzo cucchiaio di cumino in polvere. Sale e pepe nero macinato sul movimento.
Io ho servito le polpette con un’insalata mista e valeriana, carote, feta, avocado, mais e semi di zucca con un dressing -a parte- di yogurt aromatizzato con un po’ di cumino.
February 14, 2019
La pasta a cinque buchi
La pasta a cinque buchi è un formato della tradizione siciliana immancabile nelle tavole -catanesi soprattutto- durante il periodo di Carnevale. Trovo un post sgangherato del 2012 e decido di riparlarne; più per fare un’altra foto da mettere, che le altre le ho perse (l’onestà prima di tutto). Però ecco è, a prescindere da questo, una pasta a cui sono molto legata.
Cinque buchi perché vi è un foro centrale più grande e quattro laterali. Il foro centrale è molto largo ed è pronto ad accogliere il sugo corposo e ricco che si prepara per condire.
Nei pastifici e nei supermercati più forniti si trova la pasta ai cinque buchi anche fresca ed è inutile sottolineare quanto il sapore cambi. Il ragù deve essere quello “della nonna”. Con la salsiccia, la cotenna, i pezzettini grandi e niente carne tritata. Insomma all’antica. Con il concentrato di pomodoro; e c’è chi lo fa solo con questo allungando con pochissima acqua perché deve essere stretto stretto. Poi condisci la pasta e hai anche il secondo pronto per fare decine e decine di scarpette.
È una pasta molto vistosa che riempie subito i piatti. Sin da piccola, pur non amando molto la pasta lo sai, ne sono sempre stata affascinata. Mi piaceva tagliarla perché se lo fai vengon fuori tanti piccoli fiorellini. A mio papà piaceva moltissimo, nonostante non fosse particolarmente ghiotto di ragù ma più di salsa semplice con basilico e melanzane fritte. Per questo motivo ho deciso che in questi giorni voglio proporla così: La Norma ai cinque buchi; chissà come viene. Ti farò sapere.
Per accogliere però il Carnevale -su cui onestamente non mi soffermerò moltissimo quest’anno lato foodie- mi piaceva l’idea di scattare qualche fermatempo e prepararla per mamma e il Nippotorinese. Stranamente non si sono lamentati tanto perché me la sono cavata abbastanza bene (che l’abbia fatta in realtà per il 90 per cento Laura questo loro non lo sanno).
Runlovers
Nel frattempo con mia somma gioia -a dir poco- ho ricominciato a scrivere su Runlovers, e te ne ho parlato qui.
Trovi il mio nuovo articolo: Una colazione vegetariana .
Si tratta di un semplicissimo avocado all’occhio di bue: veloce, gustoso e sano. Seguimi, se ti fa piacere, su Runlovers perché lo farebbe anche a me. Moltissimo. Grazie infinite!
February 13, 2019
Chelsea Buns? Che Delizia!
Non avevo mai mangiato (credo proprio che quest’inizio sarà ripetuto più volte in questo periodo) i Chelsea Bun ma mi avevano sempre fatto una gran simpatia come i cinnamon roll. Dolcetto inglese, uvetta e purea di mela dentro (non sempre ma in questa versione che ti propongo sì): meglio di così?
Tutti gli ingredienti per conquistarmi. I grassi mi hanno stesa perché dopo otto anni di assenza posso garantirti che i grassi animali non hanno un buon effetto sul corpo. Anzi sottolineo: non hanno avuto un bell’effetto sul MIO corpo, perché magari non sempre accade. Inoltre non hanno avuto un effetto positivo sull’umore, ma di questo voglio parlarti bene in un post a parte. Innegabile che siano buoni. Strepitosamente buoni. Creati nel diciottesimo secolo al Bun House di Chelsea, vengono arrotolati come i Cinnamon Roll ma a differenza di questi hanno un involucro non troppo zuccherato perché l’interno e la glassatura adempiono perfettamente a questo compito.
I chelsea bun originali prevedono l’uso di mirtilli (purea sì, ma anche interi) e in questa versione non li ho mai provati ma manca davvero poco perché ho intenzione di rifarli proprio così in attesa di quella che vorrei fosse una Primavera straripante di colore. Mi sono intestardita, incaponita e letteralmente fissata che less is more. In questo caso, visto che la locuzione ha assunto diversi significati, che poco è più per me. Scriverò e pretenderò di meno ma sarò costante. Una forma di equilibrio che non mi appartiene mai. Un esercizio che devo impormi per la mia sopravvivenza, senza esagerazione alcuna. Del resto tutti i miei canali sono una terapia costante per affrontare demoni alla luce.
Ma la cosa più importante sai qual è? Fare subito queste delizie. Scenografici a dir poco tutti arrotolati e abbracciati, buonissimi con un tè nero ma anche con latte e caffè sono convintissima che diventeranno uno di quei dolcetti da sognare e che ti faranno voglia. Sempre.
La Scheda
La scheda dei Chelsea Buns da scaricare e conservare.
Ho ripreso la buona abitudine delle schede, che con infinita commozione mancano tanto mi è stato detto (come le fumettoricette), e qualche volta compaiono all’improvviso su Instagram iaiaguardo.
Basta salvarla sul telefonino o desktop è il gioco è fatto. Puoi conservarla, nel caso ti interessasse, senza usare link, copiare e incollare o trascrivere frettolosamente.
Piccolo appunto, spero utile: Se non hai il lievito di birra disidratato va bene anche il lievito per dolci. Un giorno, non avendolo, ho provato. Lievita meno chiaramente e non necessita di tutti i passaggi d’attesa ma ugualmente il sapore rimane delizioso.
February 12, 2019
Una Chiffon Cake all’improvviso
Di Chiffon Cake abbiamo parlato tante volte. Sono fatte di nuvola. Soffici, leggere e incredibilmente gustose, possono essere farcite e decorate in moltissimi modi. Il cremor tartaro è un ingrediente fondamentale e deve essere inserito nella montata di albumi a neve. Onestamente non avevo in casa il cremor tartaro e ho rimediato con bicarbonato e lievito. Il risultato è stato eccellente ed è per questo che ho deciso di parlarne e appuntare anche questa ricetta nel nostro, ormai, taccuino fatto di ricordi, ingredienti e odori. Ricetta trovata su Sale e Pepe (o Cucina Italiana, mammamia la vecchiaia!) e fotografata. Faccio sempre così. Anche tu? Mi piace una ricetta e la fotografo. Poi la inserisco in una cartellina del telefono sotto il nome di Muse e quando sono a corto di idee: eccola! All’originale ho aggiunto un po’ di farina e adoperato molto più cioccolato fondente invece che cacao amaro. L’hanno già letteralmente divorata i miei ragazzi in ufficio, quindi direi che sì: promossa a pieni voti.
Ho scelto di mettere una punta di colorante giallo nella panna montata per creare un contrasto cromatico forte e, non in ultimo, per provare questo nuovo piano di marmo che mi piace moltissimo. Dato il periodo potrebbe essere una buona idea per una cena speciale, romantica e al gusto di cioccolato; che si sa si sbaglia raramente così.
Ingredienti
4 uova (separa gli albumi dai tuorli)
100 grammi di latte intero
140 grammi di cioccolato fondente sciolto
30 grammi di cacao amaro in polvere
60 grammi di olio di semi di girasole
60 grammi di farina 00
100 grammi di zucchero
mezzo cucchiaio raso di bicarbonato
1 cucchiaio di lievito per dolci
Per la copertura:
panna fresca da montare
4 cucchiai di zucchero
colorante se vuoi
Sciogli il cioccolato fondente a bagnomaria o nel microonde. Monta gli albumi a neve fermissima e aggiungi lo zucchero. Metti da parte. Prendi i tuorli e lavorali per bene nella planetaria. Aggiungi olio, latte e cioccolato fuso. Senza mai smettere di far andare le frusta. Aggiungi adesso la farina, il lievito, il bicarbonato e il pizzico di sale. Infine aggiungi il cioccolato fondente fuso pian pianino e lavora fin quando tutti gli ingredienti sono ben amalgamati. Adesso inserisci gli albumi montati a neve al composto pian pianino con la spatola con movimenti dal basso verso l’alto. Quando tutti gli ingredienti si sono abbracciati per bene versa in una teglia imburrata e infarinata e cuoci a 160 già caldo per 50 minuti. Controlla con uno stecchino. Una volta freddato tutto monta la panna a neve fermissima con lo zucchero e aggiungi il colorante se vuoi. Decora come la fantasia ti suggerisce e la chiffon cake al cioccolato è servita.
(lo stampo deve essere di 18 centimetri al massimo)
February 11, 2019
Il cuore a fetta: La torta dentro la torta
Dal 2013 almeno una volta l’anno capita di parlarne. Se nel tasto “cerca” inserisci “torta nella torta” o “ciambella nella ciambella” troverai molti articoli a riguardo; ti ricordo che molte foto non sono al momento visibili ma ci sto lavorando e l’inconveniente a breve sarà solo un triste ricordo. Proprio per questo motivo volevo che ci fosse almeno un post completo di tutto.
Rimane indiscutibilmente una ricetta facilissima, buona, veloce e d’effetto. Visto il periodo poi –ma anche sempre- un cuore che spunta dalla torta è un piccolo colpo di scena, che fa dolcemente sorridere. In sostanza si devono fare due torte. La prima sarà quella che darà la forma scelta all’interno. La seconda sarà l’involucro.
Scelto di fare il cuore ho deciso di optare per un colore rosso adoperando i coloranti alimentari in gel ma di solito mi piace molto il contrasto forma di cioccolato/ involucro base alla vaniglia. Le ho provate davvero tutte. Bianco e rosso, contestualizzando al periodo, rimane però la scelta sì più banale ma più d’effetto.
Una volta preparata la prima ciambella-torta-plumcake devi lasciare completamente raffreddare e solo allora ricavare delle fette e procedere con i classici stampi da biscotto. Ottenuti tutti i cuoricini -o la forma che hai scelto- metti da parte e procedi alla preparazione della torta finale. Come si fa? Devi allineare tutti i cuori al centro (o dove vuoi) della tortiera e versare sopra il secondo impasto. Infornare e via. Il gioco è fatto. Ti prego di tagliare la torta finale solo quando tutto sarà freddato. L’indomani è ancora meglio. Io preparo sempre questo tipo di torta la sera per poi affettarla l’indomani mattina.
Ti lascio il video perché credo che sia talmente facile che parlarne la fa diventare solo più complicata.
Il Video
La Ricetta
Faccio questa ricetta molto spesso perché semplice e veloce ma puoi scegliere l’impasto che preferisci, senza problema.
3 bicchieri di farina 00
2 bicchieri di zucchero
1 bustina di lievito per dolci
1 bicchiere di latte o yogurt
1/2 bicchiere di olio di semi
3 uova
Vaniglia (cannella o essenza che piace di più)
Si mischiano tutti gli ingredienti e si lavorano fino a ottenere un composto omogeneo. Si inforna a 180 per 30-40 minuti ma bisogna sempre fare la prova stecchino. Anche al secondo impasto si fa lo stesso procedimento e il tempo è uguale.
Sostituzioni:
Se vuoi fare la versione al cioccolato: 2 bicchieri e mezzo di farina 00 e un bicchiere di cacao amaro in polvere.
Se vuoi fare la versione al matcha: 3 bicchieri di farina 00 rimangono invariati e il resto invariato con l’aggiunta di due-tre cucchiaiate di tè matcha in polvere.
Se vuoi fare una versione al cocco come accade nella versione al cacao 2 bicchieri e mezzo di farina 00 e un bicchiere di cocco disidratato in polvere. Puoi aggiungerne anche di più di cocco ma guarda bene che la consistenza non sia troppo compatta. Deve restare comunque sufficientemente liquida.
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